28 Giu Un mese con Madre Paris: Se Claret muore, come si realizzerà l’opera?
In questo mese di giugno Madre Paris compirà 211 anni.
Per questo ogni venerdì vi racconteremo alcuni dettagli della sua vita raccontati da lei stessa.
Gli ultimi tempi erano stati particolarmente dolorosi per Claret: la fuga dalla Spagna che accompagnò la regina in esilio, il soggiorno a Parigi, ma, soprattutto, le tremende calunnie sollevate contro di lui.
La sua salute fu aggravata dal clima romano che visse durante il Concilio Vaticano I. Nelle lettere che mi scrisse fece profonde riflessioni, come se volesse lasciare all’Istituto che insieme fondammo una preziosa eredità evangelica: «ciò che conta. è che Tu e le giovani che entrano siete tutte buone religiose e l’approvazione arriverà quando Dio provvederà di meglio… abbiate pazienza, pregate molto Dio e la Beata Vergine. Vergine, osservate bene le Regole che avete e santificatevi” (Lettera di Claret a María Antonia, 1-1-1870)
Come tante volte abbiamo fatto entrambi, anche questa volta ha voluto testimoniare la sua fedeltà al Signore e alla Chiesa: «Il lavoro e la fatica del Concilio ci vede molto impegnati a sostenere e difendere i diritti della Chiesa e del Santo Padre . Io, in mezzo al Concilio, dal pulpito ho detto che ero disposto e disposto a dare il mio sangue e la mia vita”. (Lettera di Claret a Mª Antonia, 17-6-1870).
Il 24 ottobre 1870, alle 8,45 del mattino, Claret incontrò il Signore per sempre, circondato dai Missionari Clarettiani di Prades e dai monaci cistercensi del Monastero di Fontfroide. Morì perdonando i suoi persecutori e calunniatori, con il crocifisso tra le mani, come segno della sua fiducia e speranza riposta in Dio.
Quando mi è arrivata la notizia ho provato un dolore profondo. Non era solo il Fondatore dell’Istituto, ma l’uomo apostolico che Dio mi aveva destinato per portare avanti il rinnovamento della Chiesa. Questa morte sembra negare tutte le speranze che il Signore mi aveva fatto riporre in lui.
“Essendo molto addolorata per la morte di Claret, pregò intensamente Dio per la restaurazione della Santa Chiesa, poiché egli era stato portato via, come si sarebbe compiuta la sua opera? In questo il Signore mi ha detto: La mia Parola è abbreviata? Abbi fiducia, figlia, aspetta un po’ e vedrai ciò che faccio (D. 109).
Da questo momento il mio cuore si è allargato anche senza capire come sarebbe stato, sapevo che il Signore avrebbe continuato a compiere la sua Opera…
Non voglio altro che Nostro Signore Gesù Cristo.
Quasi tutta la mia vita ho avuto una salute pessima. Ciò però non mi ha mai impedito di condurre una vita attiva e intensa, sia apostolica che spirituale.
“Il mio stato di salute resta delicato e non può essere altro a causa delle continue afflizioni di spirito, che ogni giorno aumentano. Sembra che l’inferno si scateni contro la debole navicella del nostro Istituto…” (Lettera della Mª Antonia al signor Enrique Gómis, 9-5-1882).
N.R. All’inizio del 1884 le sue condizioni di salute peggiorarono. Abbiamo testimonianze di suore che hanno vissuto più da vicino i loro ultimi avvenimenti. Mª Gertrudis Barril, la sua segretaria, racconta dettagliatamente come hanno vissuto questi ultimi undici mesi di malattia:
«Si ammalò gravemente il 3 febbraio 1884, dopo aver patito negli undici mesi e mezzo che durò la sua malattia sofferenze straordinarie, che sopportò con ammirevole docilità, con pazienza esemplare, e con una santa letizia dell’anima che edificava continuamente il comunità intera… perché invece di doverla incoraggiare nelle sue dolorose sofferenze, al contrario, ci ha consolato e incoraggiato,… So anche che durante la sua malattia ha sofferto molta impotenza interna e dolori interiori a imitazione di Nostro Signore Gesù Cristo, di cui ha sempre cercato di imitare la vita…” (Testimonianza di M. Gertrudis Barril, 13-2-1885).
Concepción de San Jaime, la sua infermiera, visse intensamente l’esperienza di accompagnarla nei momenti di tanto dolore e debolezza.
C’erano giorni in cui era necessario vegliare su di lei a causa della sua serietà e lei ne approfittava per parlare profondamente con le suore. Raccontano come fosse continuamente attento a tutti, affinché non mancasse loro nulla, né materialmente né spiritualmente.
A metà gennaio il medico consigliò che venissero amministrati i sacramenti. Le sorelle raccontano che le accolse con devozione, fervore e tenerezza tipiche delle anime privilegiate.
Alle 9 del mattino del 17 gennaio 1885, giorno di sant’Antonio Abate, quando il confessore gli chiese se desiderava qualcosa, egli rispose: “niente, se non Nostro Signore Gesù Cristo”. E così ha incontrato il Signore per sempre.