28 Mar Giovedì Santo: una nuova fraternità
«Prima della festa di Pasqua, Gesù sapeva che era venuta la sua ora…». Il testo si apre con un paradosso: l’ora per Giovanni è morte e glorificazione… «Avendo amato i suoi, li amò fino alla fine» (Gv 13,1). .
Gesù si rivolge alla comunità che ha formato durante tutta la sua vita insieme ai suoi discepoli, coloro che aveva chiamato a seguirlo sulle rive del lago «per stare con lui ed essere inviati» (Mc 3,13). Giovanni sottolinea: «Durante la cena, quando già il diavolo aveva messo nel cuore di Giuda Iscariota, figlio di Simone (uno della comunità), l’intenzione di consegnarlo…» (Gv 13,2). Contraddizione tremenda!… La consegna di Gesù per noi e il proposito di Giuda di consegnarlo…
Il testo insiste su ciò che Gesù sa: sa che è venuta l’ora di passare da questo mondo al Padre, sa che il Padre ha messo tutto nelle sue mani, sa che ha lasciato Dio e a Dio deve tornare, sa chi libererà… Non si tratta di una conoscenza intellettuale, ma di una conoscenza esistenziale e teologica, il suo rapporto intimo con Dio Padre gli permette di vivere gli eventi con una profondità che dà loro significato. Legge la realtà da Dio e questo gli permette di trovare un senso in ciò che sembrerebbe senza senso, la sua stessa passione e morte.
Una lezione per noi che spesso ci troviamo travolti dalla corrente degli avvenimenti quotidiani senza affrontarli in profondità e da Dio. Un fatto letto e interpretato a partire dalla volontà di Dio e in un rapporto intimo e profondo con Lui non ha lo stesso significato né è vissuto allo stesso modo.
Con Giuda presente, Gesù compie il gesto dell’amore, del servizio e della donazione della lavanda dei piedi, annuncio di ciò che farà dopo: la sua donazione per amore.
Un nuovo modo di amare e di vivere in comunità, fatto di amore, servizio, dedizione e affetto, nonostante il tradimento… Questo deve essere il contesto delle nostre eucaristiche.